Ammetto che la mia personale opinione di Giulio Tremonti non è delle più alte. Mi ha sempre dato l’impressione (a torto o a ragione non so, le opinioni personali esistono per quello) di una persona arrogante, di quelli “so tutto io, gli altri non capiscono nulla e sbagliano tutto o hanno sbagliato tutto”.
Però riconosco che è una persona intelligente, competente e preparata. Insomma, uno che “ne capisce”. Visto che nei posti di potere non ce ne sono poi così tante, può anche andar bene così, specialmente nel momento che stiamo passando. Quando posso evito di vederlo in televisione, così non rimango infastidito dal suo atteggiamento, ma capita che legga qualcosa sui giornali, magari trovandoci idee di spessore.
Ad esempio, oggi ho letto sul Sole24Ore on line un articolo di ieri su un suo intervento alla Cattolica di Milano, in cui parla della crisi attuale. Copio e incollo solo due stralci, poi qui c’è l’articolo completo.
«Non è una crisi finanziaria, per lo meno non solo, è troppo riduttivo leggerla in questo modo – ha detto Tremonti – : è la crisi di un modello sociale che negli ultimi 10-15 anni ha visto il dominio dell’ideologia della domanda di beni di consumo, magari superflui, meglio se comprati a debito. Questo ha configurato la nostra attuale società»
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Il capitalismo ha assunto una forma istantanea che ha reso progressivamente più difficile la visione di lungo termine. «L’ultimo capitalismo si è dimenticato del conto patrimoniale concentrandosi sul conto economico. Il primo è quello dei valori, il secondo dei soldi». Una logica che ha portato all’ansia dei risultati del trimestre, e dunque alla supremazia della forma istantanea a scapito del progetto. «Si sta avverando la previsione secondo la quale in economia, il declino della disciplina economica e l’allentamento delle leggi, avrebbero portato le leggi stesse del mercato al collasso e all’implosione su se stessi»: una previsione contenuta nel testo «Church and Economic», scritto dal Cardinale Joseph Ratzinger nel 1986.
Peccato che il principale responsabile, almeno in Italia, di quanto lui stesso critica sia proprio quello che da presdelcons gli ha offerto il ruolo che ricopre.
Se non vogliamo dargli della grandissima faccia di culo possiamo almeno chiedergli a chi sta rivolgendo i suoi bei predicozzi?