L’ultimo giro del Masters di Augusta, in Georgia, è stato stanotte lo spot migliore per far cambiare idea a chi pensa che il golf sia noioso. Uno spettacolo entusiasmante, in un campo splendido e stracolmo di pubblico, che mi ha tenuto incollato alla TV fino a notte fonda (e il golf visto in alta definizione è davvero un’altra cosa).
Il giro che ha visto appaiati Tiger Woods e Phil Mickelson (per chi non lo sapesse, i numeri 1 e 2 al mondo) sarebbe da conservare e rivedere, tanto è stato avvincente e carico di tensione. Sembrava una cavalcata per Mickelson, partito cattivissimo con 6 birdies nelle prime 9 buche e tornato in corsa per il torneo, mentre Tiger arrancava. Poi però alla terribile buca 12 Mickelson finiva in acqua per un doppio bogey e Woods riprendeva fiducia. Mickelson sbagliava un putt clamoroso alla 15 che gli avrebbe dato un eagle, Tiger infilava tre birdies in quattro buche (splendido quello alla 16), e si arrivava alla 17 con i due appaiati ed ancora in corsa per la vittoria. Ma qui Mickelson si mangiava un altro putt facilissimo, Tiger sbagliava il tee shot sia alla 17 che alla 18, e i due dovevano rinunciare ai sogni di gloria. Ma hanno regalato un vero spettacolo.
E la lotta per la vittoria? Non ci saranno stati grossi nomi coinvolti, ma è stata lo stesso entusiasmante. Un ultimo giro in altalena, con i tanti piccoli errori di Angel Cabrera e Chad Campbell che sembravano aver spianato la strada a Kenny Perry, specialmente dopo il birdie di quest’ultimo alla 12. E invece proprio Perry, che si era presentato al tee della 17 con due colpi di vantaggio e l’euforia di un fantastico birdie ottenuto alla 16, ha buttato via il Masters con due bogey nelle ultime due buche. E, nel playoff finale a tre, dopo una sagra di errori alla prima buca da parte di tutti e tre, alla seconda un Kenny Perry ormai svuotato psicologicamente e privo di reagire consegna all’argentino Cabrera la vittoria e la celeberrima giacca verde, simbolo del torneo.