Io mi ricordo la prima volta che ho visto il basket a Treviso. Mi pare fosse il 1980, avevo 15 anni e un amico di famiglia che aveva i biglietti ci portò tutti al palazzetto a vedere la Liberti. Neanche sapevo che c’era una squadra di pallacanestro a Treviso… Si giocava al Natatorio, non ricordo contro chi ma, oltre a divertirmi un casino, quella volta impararai alcuni nomi che avrei sentito a lungo. Pressacco, Vazzoler, Zin, Marietta… e Davide Croce, che aveva giocato a Montebelluna e per questo mi era più simpatico degli altri. Me li ricordo tutti.
Mi ricordo quando, dopo la promozione, han cambiato nome. “Benetton”… E sono andati a giocare a Padova perchè il Natatorio, in effetti, era davvero piccolo. Mi ricordo Dale Solomon, uno per cui pareva logico tifare.
Mi ricordo il Palaverde, mi ricordo gli articoli della Tribuna mentre lo stavano costruendo e parlavano di questo tabellone appeso al soffitto che in Italia nessuno aveva, solo in America. Mi ricordo che mi sembrava una figata solo a pensarlo. E mi ricordo la prima volta che l’ho visto, questo “Palaverde” che anche il nome era bellino, e questo palazzetto era davvero grande ma era tutto grigio dal cemento, e io avevo pensato che forse avevano fretta di finirlo e forse poi l’avrebbero dipinto di verde ma che comunque il tabellone era davvero una figata e davvero in Italia non ce l’aveva nessuno e che comunque sembrava un bel posto. E poi ci sono venuti a giocare i Seattle Supersonics. No, dico, i Seattle Supersonics, quelli di Jack Sikma, “l’angelo biondo”. Ma chi mai in Italia aveva fatto una cosa così?
Mi ricordo Yommi Sangodeyi (cugino di Olajuwon, oh, mica una pippa qualsiasi). E mi ricordo Audie J. Norris, che quando mi ero riferito a lui chiamandolo AJ uno mi aveva ripreso dicendo “AUDIE J!”, e comunque ammazza quant’era grosso, e pure forte.
Mi ricordo Minto e Ferracini, Casarin e Vianini. E un giovane Jacopini. Mi ricordo Mangano e Sales, Lajos Toth e Pero Skansi. E Beppe De Stefano. I su e giù fra A1 e A2. E poi, Vinny Del Negro. E poi, Toni Kukoc. E poi, Stefano Rusconi. E il primo scudetto, ascoltato alla radio da casa con l’influenza.
Mi ricordo la finale di Eurolega di Atene, contro il Limoges di Obradovic, che vai a sapere che poi sarebbe passato pure lui da queste parti, ma allora quella partita era stata assurda, completamente impotenti contro una squadra che non ti faceva giocare. E l’amaro in bocca di un treno perso che forse non sarebbe passato più, e infatti…
Mi ricordo di quando per sostituire Kukoc è arrivato Ricky Pittis. E di quando è arrivato D’Antoni. Mi ricordo Orlando Woolridge. E Zeliko Rebraca. E Henry Williams. E Marconato, il “ragazzo del vivaio”. E il secondo scudetto.
Mi ricordo di quando eravamo orgogliosi di essere fra i grandi, Europa, Eurolega, Coppe Italia. E poi di quando Mike è tornato, ed è come quando un vecchio amico torna a casa. Un solo anno, e il terzo scudetto. E Edney, Marcelo Nicola, Garbajosa e il cartello “Me Garba A Josa!” sugli spalti.
Mi ricordo Messina, Trajan Langford l'”assassino dell’Alaska”, Gherardini e Bargnani che solo a vederlo a metà campo si capiva subito che era forte. E tutte le altre vittorie, che vai a pensare che non sarebbe durata per sempre…
Mi ricordo la Ghirada, i contatti di lavoro, Federico e Laura di Verde Sport e i posti a bordo campo, all’americana. Mi ricordo Enzo Lefebre ed il pranzo speso con lui al Peroni in Ghirada a cercare di far quadrare un’ipotesi di intesa, mai purtroppo andata in porto. Mi ricordo una indimenticabile partita di Eurolega con il Tau in cui Scola ci ha ammazzati, vista con i piedi sulla riga di metà campo e le ginocchia di Pittis nella schiena. Mi ricordo gli scrimmage estivi con i Phoenix Suns e i Toronto Raptors. Mi ricordo che ho visto dal vivo Bill Russell. Mi ricordo la faccia di Kicco e “Quant’èbbravo Calderon…”. Mi ricordo le cene di fine anno in Ghirada…
Mi ricordo tante cose, che nessuno mi porterà mai via. Anche ora, che un pezzo enorme della mia storia non c’è più… e le mie domeniche saranno molto più vuote.
Applausi (alla Benetton e a te, per come l’hai raccontata.
ai grazie gia’ detti dal Dedio, aggiungo il mio personalissimo per una splendida giornata, e per quell’involontario tormentone nato a bordo campo, mentre Flavio Tranquillo (che il Signore conservi te ed il tuo “gemello del gol” sempre abili ed arruolati) prendeva appunti tecnici come un allenatore….
Per alcune ore sono stato un bambino alle giostre!