Che non è neanche un brutto numero, in sè: bello, tondo tondo… proprio parecchio tondo. Però se è il numero dei tuoi anni un’altra impressione te la fa, c’è poco da dire.
50.
La domanda più frequente è: allora, come ci si sente? Che se te la fa uno che li ha già compiuti si aspetta una risposta che confermi quello che ha sentito lui/lei quando è toccato a lui/lei, altrimenti che gusto c’è? E se te la fa uno che ancora non c’è arrivato si aspetta invece una risposta che lo conforti, che tu dica che sì, insomma, bene, non ti preoccupare non è poi tutto sto granchè.
Invece un po’ granchè è, non raccontiamoci balle. La storia del mezzo secolo, pure se razionalmente sai che non ne farai un’altro mezzo, non è un cosa che ti lascia indifferente. Non puoi non guardarti intorno, avanti o indietro a preferenza (oppure ambedue) e vedere dove sei arrivato.
Davanti magari non si vede molto, o forse dipende dai casi. Nel mio caso ad esempio non si vede granchè. Non è che ci siano autostrade spianate con un cammino segnato da una fila di lampioncini arancione, quelli che vedi anche col nebbione. La strada prosegue di là, sale un po’, poi c’è una curva e non si vede più nulla. Bell’affare, con tutte quelle che ci sono state fin qua…
Se ti giri indietro, invece, di cose ne vedi eccome. Te la ricordi la strada che hai fatto per arrivare fin qua. Beh, magari non tutti i dettagli, qualche cosa te la dimentichi, anche se è un peccato. Io per esempio mi ero dimenticato che dieci anni fa, quando ho compiuto 40 anni, alla domanda “allora, come ci si sente?” avevo dato più o meno la stessa risposta di oggi. Me lo ha ricordato un’amica, una che c’era anche allora e che si ricordava ancora la risposta che le avevo dato. Vedi, ad avere persone che ci tengono a te?
Questa cosa mi ha fatto riflettere, e ho pensato che forse ho sentito più il passaggio dei 40 di quanto sto sentendo questo dei 50. Penso che sia perchè a 40 anni stai ancora cercando di dare la sterzata alla tua vita, hai quello stimolo tipo ‘adesso è il momento’, soprattutto dal punto di vista lavorativo, che ti fa sentire un po’ l’angoscia di essere arrivato agli ‘anta’ magari senza aver ancora definito bene il tuo futuro e sentendo che non c’è più molto tempo a disposizione per farlo.
A 50 anni sei più sereno. O almeno io lo sono. Ma in generale penso che un po’ per tutti ci sia la consapevolezza che, ormai, la tua vita è questa qua – a meno che tu non diventi uno di quelli che riescono a dare un colpo di coda al proprio destino – e con questa qua bisogna fare i conti. Quindi, se sei sereno, contento di dove sei e di come è andata finora, allora li vivi bene; sennò… no.
Io non riesco ancora a fare un bilancio completo. Sono sincero: in questi giorni ci ho provato; però non è stato semplice, preso dalla quotidianità che non è mica che sparisce perchè compi 50 anni e lasciato prendere dai festeggiamenti, e non ce l’ho mica fatta a pesare tutto. Forse ce la farò, un po’ alla volta. Forse.
Però una cosa è stata chiara fin da subito. Che in tanti mi hanno fatto gli auguri, su Facebook, su Whatsapp, su Twitter. Ma proprio tanti, decisamente più di quelli che mi aspettavo. E poi ci sono quelli che mi hanno chiamato, e mi hanno cercato al lavoro (non c’ero, una giornata di ferie e niente scocciature il giorno del mio compleanno mi sembra il minimo) per farmi gli auguri, e mi hanno telefonato. Meno dei primi, ma ancora più graditi. E poi ci sono quelli che hanno viaggiato per ore, che hanno attraversato l’Italia per venire qui, a festeggiare con me e con la mia famiglie in una giornata memorabile. E questi sono ancora meno, ma sono i più speciali.
A tutti, grazie. Grazie per aver passato anche solo qualche secondo del vostro tempo a scrivere ‘auguri’ sulla mia bacheca Facebook, vuol dire che comunque almeno una cosa buona su di me ve la ricordate. Grazie per esserci stati a stringermi la mano e a scambiare un bacio, un calice di prosecco, un augurio, una fetta di torta o un fugace abbraccio in mensa. Grazie per i regali che mi avete fatto, anche a chi crede di non avermi regalato nulla, e non è vero perchè per qualcuno di voi anche conoscervi ed aver incrociato e continuare a incrociare le vostre vite è un regalo. Grazie a chi si è ricordato in ritardo perchè, come dico sempre, gli auguri non hanno scadenza e uno in più va sempre bene. E, soprattutto, grazie alla mia famiglia perchè, senza di loro, questi 50 anni non sarebbero stati quello che sono stati: una strada che è valso la pena di aver percorso.
Avanti, adesso. Riprendiamo a camminare 🙂
Caro Mauro
…come ci si sente… bilanci…
Io proseguo nella mia “solida” e “sicura” filosofia che non tradisce mai: 0 bilanci e 0 domande.
Vivere qui e adesso, come quando eravamo piccoli con l’unica aggiunta di cercare di fare del proprio meglio con quello che c’è e come si può.
L’unico senso che forse abbiamo capito sta tutto nei rapporti umani che vanno curati e in cui bisogna essere generosi sempre.
Per quanto riguarda la “consapevolezza”, penso sia una parola che ci piace più di “rassegnazione”, ma in fondo, in fondo, il senso giusto è quello della seconda, perché la sterzata noi l’abbiamo tentata, ma qualcuno, alla vigliacca, ci ha manomesso il volante