Intanto la cosa buffa è che non doveva neanche essere il 14 agosto ma il 13. Dovevano uscire lunedì 13, che se sei in vacanza a Jesolo non è mica che cambi poi tanto. Si sarebbero visti (da soli) quella sera e il 13 agosto sarebbe stato IL giorno. Lui, che era imbranato anzicheno, si era già fatto anche tutto il film della proposta e cosa doveva fare e tutto il resto ed era pure andato in un negozio vicino a Piazza Brescia per comprarle un anello. Bigiotteria eh, argento placcato, niente di che… anche perchè a 19 anni ancora da compiere, superiori appena finite e università in vista, non è che navighi nell’oro. Ma un gesto è un gesto e se ti devi fare un film almeno fattelo bene. Così quando lei gli aveva detto che suo fratello (di sei anni più grande e lievissimamente protettivo) lunedì non la lasciava uscire e che si sarebbero visti la sera dopo lui non l’aveva presa proprio con nonchalance.
Sì, certo che si vedevano anche di giorno in spiaggia. Lui salutava la nonna nelle cui vacanze al mare si era intrufolato (parentesi per raccontare la scena: scesi dal campeggio lei saluta lui e parte per le vacanze a Jesolo con la cugina più grande; lui, che le vacanze al mare non sapeva quasi più che cos’erano, dopo due-minuti-due dal rientro a casa, chiama ruffianissimamente la nonna in vacanza a Jesolo e le dice con voce mielosa: “noooonnaaaaaaa… saresti contenta se venissi qualche giorno a trovarti al mare?”) e partiva verso est; lei salutava la cugina (“vado a fare una passeggiata…”) e partiva verso ovest. Si trovavano più o meno a metà strada, al secondo pontile dopo la scuola di windsurf, e stavano lì insieme per delle belle decine di minuti, seduti a parlare di cose che poi lui manco si ricordava ma chisse, l’importante era guardarla, averla lì e sentire che per la prima volta nella sua vita c’era una persona speciale, ma speciale in un modo che non aveva mai provato e che voleva continuare a provare. E anche lei, che pur essendo più piccola qualche storiettina l’aveva già avuta, aveva intuito che in quel ragazzo c’era qualcosa di particolare ma particolare forte, tanto da passare sopra anche al fatto che lui, a vederlo in costume, si capiva subito come mai alla visita militare l’avevano scartato senza neanche troppi rimpianti. Insomma, Pierre Cosso era un’altra cosa (ma proprio altra altra…) però lei lo trovava carino. E – all’epoca – non aveva ancora problemi di vista.
Alla fine arrivò quel martedì sera. Il 14 agosto del 1984. E in una panchina (ora scomparsa) nei giardinetti (ora rifatti) di Piazza Brescia (quella c’è ancora, anche se parecchio diversa) lui e lei si scambiarono una serata di baci. E, poco prima, al bordo della fontana (sì, sparita pure quella) lui era riuscito a recitare la sua parte nel film che si era immaginato. Tesissimo, si era messo di fronte a lei, aveva estratto il pacchettino e, porgendoglielo, le aveva chiesto: “Ti vuoi mettere con me?”. Lei, che non si aspettava una situazione così cinematografica (ma del resto non aveva mica ancora bene idea di chi aveva di fronte), era arrossita, aveva annuito e bisbigliato un sì che, per quanto flebile, agli orecchi di lui era suonato come fragoroso. Ciak, buona, titoli di coda.
…o di inizio? 😉